Anche i familiari si ammalano e alla fine è successo anche a me. Esattamente un anno fa, un mio familiare che convive con un disagio psichico è stato male. Il ricorso al TSO è stato traumatico per tutti e due, altrettanto lo è stata la permanenza nel reparto di psichiatria di un grande ospedale di Milano. Tempo una settimana e anche mia madre cadeva fratturandosi il femore. Passato l’intervento chirurgico e tre settimane, il lunedì di Pasqua moriva. Nei mesi successivi, la mia situazione è precipitata.
Inappetenza e costante forte dolore allo stomaco, insonnia nel senso di non provare mai sonno e non riuscire di conseguenza a dormire solo che poche ore grazie alle benzodiazepine. Altre sensazioni fisiche sgradevoli, come non sentire la sete, la stanchezza, anche dopo un lungo giro in bicicletta in un caldo pomeriggio di giugno. Insieme l’irrequietezza di non poter stare fermo, di non riuscire a concentrarmi nemmeno per vedere un film al cinema o qualsiasi cosa in televisione. E ancora la paura dei luoghi affollati e la percezione di costante pericolo.
Avevo appena terminato il corso “Famiglia a Famiglia” di Progetto Itaca e mi era chiaro che quando si avverte un disagio non bisogna attendere, ma rivolgersi subito a uno specialista senza aver la pretesa di riuscire a superare da soli le difficoltà. Così ho fatto, anche se non è stato immediato riuscire a farsi prendere sul serio, ma cambiando medico ho trovato finalmente uno psichiatra che ha deciso di avviare una terapia contro la depressione.
Ci sono volute delle settimane in cui sembrava non accadere nulla. Nei giorni lavorativi non riuscivo a concentrarmi e anche solo stare seduto sulla sedia era un problema, nei fine settimana non mi alzavo dal divano di casa, ma comunque non riuscivo a riposare. Mi sono stati utili, oltre alla cura farmacologica, anche avviare una psicoterapia e la vicinanza di amici che si limitavano a farmi chiacchierare un po’ su una panchina al parco.
Nel frattempo ho fatto visite ed esami di ogni tipo, ma senza riscontri che giustificassero il mio stato di prostrazione. Con una certa paura ho visto arrivare l’estate. Durante le vacanze, però le cose sono improvvisamente migliorate: il mio stomaco e le sensazioni sono tornate nella norma. Alla visita di controllo di inizio settembre stavo bene quasi del tutto. Il mese scorso ho iniziato a ridurre il farmaco antidepressivo che dovrei cessare di assumere entro il prossimo mese di aprile.
L’esperienza è stata dolorosa, ma in un certo senso istruttiva. Provare l’impossibilità di dominare l’irrequietezza, ha rafforzato la mia empatia nei confronti di chi soffre di disagio mentale. La rete di amici e di persone che avevano già condiviso questa esperienza è stata un aiuto fondamentale.
Ora vorrei partecipare a un gruppo di Auto Aiuto di familiari, la condivisione mi sembra un’opportunità da non perdere. Vorrei parlare di quando un familiare si ammala e che si umanizzasse tutto il mondo che ruota intorno alla sofferenza psichiatrica, nel senso di agevolare quanto più possibile la comprensione tra esseri umani.
Articolo di Paolo
per il progetto “Attivismo Digitale”