Ieri, oggi non più, oggi noi quasi non esistiamo, nessuno pubblica storie di solidarietà e supporto ad un male così subdolo, nessun telegiornale manda in onda servizi striminziti che romanticizzano qualcosa che dovrebbe essere preso molto più seriamente di una notizia messa lì a caso tra una previsione del tempo e il ponte di Pasquetta. Eppure noi siamo ancora qui, soffriamo ancora come ieri e combattiamo coi nostri demoni 365 giorni l’anno, addirittura 366 negli anni bisestili come questo. Un maledetto giorno in più che pesa come un macigno mentre annaspiamo per arrivare ogni volta a questo fantomatico 15 marzo quando magari finalmente la nostra storia può contare qualcosa, solo per 24 ore però, perché va bene parlarne, ma non troppo.
Oggi, 16 Marzo, voglio chiedervi di continuare a parlare di disturbi del comportamento alimentare anche al di fuori di una giornata a loro dedicata, prendendo esempio da chi ogni giorno si batte per far crollare lo stigma che aleggia da troppo tempo intorno a questo malessere e sensibilizzare alla cura e prevenzione, perché, purtroppo, di anoressia, bulimia, binge eating e di tutti gli altri disordini alimentari che spesso vengono sottovalutati ci si continua ad ammalare e si continua a morire e no, non è un capriccio egoista, non è un’esagerazione.
Spero che la giornata di ieri non rimanga solo una semplice manifestazione fine a se stessa, ma che sia un punto di partenza per aiutare a ridarci la voce che abbiamo perso nei meandri della nostra mente offuscata dal dolore.
Spero che vi aiuti a capire che siamo molto di più di un corpo troppo magro o troppo grasso.
Spero riusciate a smettere di giudicare il nostro stato di salute in base al nostro peso corporeo, dando invece più valore al peso delle nostre sofferenze.
Spero possiate arrivare a vedere che non è solo una questione di cibo, di cosa mangiamo o cosa non mangiamo, che non siamo pigr*, non siamo in cerca di attenzioni, non siamo vittim* di noi stess*.
Spero vi rendiate conto che non siamo solo adolescenti, non siamo solo donne e non siamo solo bianch*, che un disturbo alimentare non guarda in faccia a nessuno e non è debole chi ci si ammala.
Spero arriviate a capire che è molto più complicato e profondo di quello che vi vogliono mostrare in uno spot pubblicitario di 3 minuti scarsi ridondante di stereotipi e preconcetti invalidanti.
Soprattutto spero vi rendiate conto che tagliare i fondi per l’accesso alle cure non farà scomparire il problema.
Spero capiate che non è mancanza di forza di volontà, o inutile perfezionismo, o insulso vittimismo, spero che possiate andare oltre a ciò che è visibile esteriormente e spero siate in grado di riconoscere la vera persona che si nasconde in fondo a quel malessere che la sta lentamente ed inesorabilmente divorando.
Spero possiate perdonarci se, invece che fidarci di voi, daremo più ascolto a quell’ oscuro mostro che si autoproclama padrone della nostra mente, e si nutre delle nostre paure ed insicurezze giorno dopo giorno, logorando anima e corpo finché saremo abbastanza lontan* dalla vita e troppo stanch* per continuare a resistere.
Spero sappiate anche che dai DCA si può guarire e spero riusciate ad essere comprensivi e pazienti se la guarigione sarà lunga e tortuosa e spesso sembrerà di tornare indietro quasi annullando tutti gli sforzi fatti; spero che nonostante questo riusciate a continuare a credere in noi, anche quando saremo noi in primis a smettere di farlo.
Spero possiate riuscire ad accettare questo nostro essere fragil*, vulnerabil* e addirittura terrorizzat* nel chiedere aiuto perché ancora crediamo di non essere abbastanza malat*
Spero vi ricordiate sempre che siamo molto di più di un disturbo, di una malattia, di una diagnosi, di un malessere, e che possiate diventare nostri alleat* per cambiare una volta per tutte la narrazione sbagliata, romanticizzata ed effimera che ancora si cela dietro ai disturbi alimentari.
Spero soprattutto che riusciate a leggere tra le righe dei nostri vani e spesso incomprensibili tentativi di mostrarvi il nostro disagio, senza sminuire il dolore che proviamo o farci sentire sbagliat*, esagerat*, sciocch*, fals*, infantil* e “pazz*”.
Spero riusciate voi per primi a fare qualche passo in più verso di noi, quando le nostre gambe inizieranno a vacillare e cedere sotto un peso che non possiamo più sostenere e spero davvero dal profondo del cuore che riusciate a comprendere che starci vicino è possibile e anzi spesso è la nostra salvezza, e se sarete così coraggios* da non voltarci le spalle avrete bisogno di essere sostenuti anche voi, perché è difficile, molto, tanto, troppo… e lo è per entrambe le parti, ma insieme si è più forti.
Spero, infine, che riusciate a ricordarvi di noi 365 giorni l’anno e non solo il 15 marzo.
Questo è quello che spero riesca a comprendere chi continua a credere che i disturbi alimentari siano solo una mera ricerca di attenzione di bambine viziate della società moderna; a chi crede che basti mangiare un po’ di più o un po’ di meno per guarire, o a chi si sente autorizzato a commentare, elargire sentenze poco edificanti, celate sotto forma di labili consigli, senza tener conto del fatto che il problema è reale e non solo “nella nostra testa”.
Ma spero che queste parole arrivino anche a chi invece nel problema ci è dentro fino all’osso del collo, immers* in una melma viscosa e corrosiva che più cerchi di levarti di dosso e più ti soffoca; spero che serva a ricordarsi che il primo passo per uscirne è riconoscere di avere un problema, accettarlo, osservarlo e per nessuna ragione al mondo sminuirlo, sentirsi in colpa, o pensare di essere deboli, di esserselo meritato o peggio, di non valere abbastanza.
Non siamo sol* e sono sicura troveremo la forza di chiedere finalmente l’aiuto che ci spetta; sarà difficilissimo e ci vorrà molto tempo prima di imboccare la strada giusta per noi, ma spero che una volta riconosciuta, con il giusto sostegno, quella strada ci condurrà fuori da questo tunnel freddo ed oscuro, lontano da quella voce distruttiva dentro di noi che continua a tapparci la bocca per urlarci e vomitarci addosso le sue più subdole bugie e menzogne.
Quando finalmente riusciremo a trasformare quelle urla soffocanti in un mero sibilo quasi impercettibile e ci daremo la possibilità di reimparare ad usare la nostra voce, saremo in grado, una volta per tutte, di tornare a respirare la vita vera ed autentica, che per troppo tempo abbiamo continuato a negarci e proibirci; è in quel momento che finalmente riusciremo ad accettare anche quel vuoto che sentiamo senza più tentare di riempirlo o svuotarlo, senza più negarlo, evitarlo, odiarlo o finirci dentro ogni volta, piuttosto impareremo ad arredarlo, a valorizzarlo e renderlo finalmente casa.
Credo che in fondo il 15 Marzo più che una giornata sia una speranza…vi prego non spegnetecela.
Articolo di Magda
per il progetto “Attivismo Digitale”